Il gatto è una macchina sublime, un connubio perfetto di agilità e potenza, di velocità, scatto, intelligenza e strategia.. una perfetta macchina da guerra !
Se pensate che la tigre sia la regina fra i cacciatori vi sbagliate di grosso, in realtà avete in casa, probabilmente, il predatore più pericoloso ed efficiente fra tutti. Solo le sue piccole dimensioni lo rendono apparentemente innocuo, e forse anche la sua tolleranza nei nostri confronti ci consente di sopravvivere….. Il mio professore di patologia medica oltre che insegnarci i fondamenti della medicina, ogni tanto ci impartiva dei consigli pratici su come maneggiare i nostri futuri pazienti, così ci insegnò che un cane viene normalmente neutralizzato da una museruola, mentre del gatto ci disse: “ricordatevi che il gatto ha cinque bocche”, riferendosi alla sua capacità di dilaniare con gli artigli. Chi ha visto un gatto infuriato in azione sa di cosa parlo. Il gatto è una macchina sublime, un connubio perfetto di agilità e potenza, di velocità, scatto, intelligenza e strategia.
Una completa dotazione di serie
Il gatto ha l’abilità e la destrezza di un soldato da corpo speciale. Cura quotidianamente il suo armamento affilando le unghie e sfogliandole con i denti in modo che abbiano il tagliente di un kriss malese, si allena per mantenere il tono dei suoi muscoli e quando decide di agire lo fa seguendo una procedura che non lascia scampo. Identifica la preda orientando le orecchie sino a localizzarla con precisione, a questo servono gli oltre 20 muscoli che azionano il padiglione auricolare, si avvicina di soppiatto, con passo reso silenzioso dal fatto che gli artigli sono retrattili e i cuscinetti plantari insonorizzati dal pelame e morbidi, la mette a fuoco con precisione dilatando le pupille e valutando la traiettoria del balzo, scalda i muscoli del posteriore, poi si lancia, sfoderando gli artigli e correggendo la traiettoria, se necessario, con spostamenti della coda. Una volta piombato sul malcapitato topo lo ucciderà in meno di due secondi. Per fortuna nostra, di solito, un gatto non pesa più di 5 kg. La velocità nella corsa è garantita dalla potenza delle masse muscolari degli arti posteriori e dalla sua peculiare posizione di appoggio sul terreno, è infatti digitigrado, cioè cammina sulle punte delle dita riducendo la superficie di contatto e quindi l’attrito, inoltre, in corsa, non distende mai completamente gli arti, mantenendo così una riserva d’energia propulsiva. La corsa del gatto è estremamente aggraziata e fluida. La sua colonna vertebrale è molto elastica e gli consente torsioni di 180° come quelle cui assistiamo quando deve raddrizzarsi in caduta. La sue efficienza predatoria è tuttavia affidata più allo scatto che alla corsa di fondo. Rapido, veloce, efficace. Un gatto è in grado di compiere balzi da fermo pari a sei volte la propria altezza (circa 2 metri, come se un uomo fosse in grado di compiere da fermo salti di 10 mt), raggiunge velocità di circa 50 Km all’ora (un topo sì e no fa 13 Km orari), è chiaro che per molte delle sue prede, inclusi i volatili, non c’è storia. Il gatto, tuttavia, è pigro per natura, dorme sino a 16 ore al giorno, perciò non si affanna a correre dietro al suo pasto, la sua strategia di caccia si basa sull’appostamento: massimo rendimento e minimo sforzo. Le sue prede, preferite fra tutte, sono proprio i piccoli roditori che vengono attesi alla fuoriuscita dalle loro tane, con pazienza, sino a quando l’agguato non dia sicurezza del risultati.
Abitudini alimentari del gatto selvatico
In natura il gatto si ciba sino a venti volte al giorno (poi vedremo il motivo). Perché venga soddisfatto il suo fabbisogno giornaliero in calorie occorrono almeno 9 topolini (1 topolino, infatti, apporta circa 30 calorie, cioè circa il 12% del fabbisogno giornaliero). Che piaccia o meno il gatto è un carnivoro stretto e la sua alimentazione non può prescindere dall’assunzione di proteine animali. Tutto ciò è evidente, come vedremo, se si esaminano i suoi processi metabolici (assunzione d’acqua, proteine, grassi, aminoacidi, vitamine) e l’anatomia del suo apparato digerente.
I gatti hanno 30 denti, rispetto al cane difettano di premolari e molari che in questa specie hanno la funzione, data la loro superficie parzialmente appiattita, di triturare il cibo. I molari del gatto hanno superficie tagliente per dilaniare le carni delle prede, mentre i canini acuminati hanno una funzione prensoria simile a quella di una forchetta. A riprova del fatto che sono carnivori stretti essi, a differenza degli erbivori o degli onnivori, fra cui in qualche modo includiamo anche il cane, sono dotati di una mandibola che non è in grado di compiere movimenti laterali e rotatori utili all’eventuale “macinazione” di alimenti vegetali, ma può compiere solo movimenti in senso verticale, come una forbice. Le ghiandole salivari non producono, cosa che avviene nell’uomo, l’enzima amilasi che serve a digerire gli amidi; questo è un chiaro indizio della predisposizione alimentare del gatto. Lo stomaco è piccolo e non ha pertanto funzioni di riserva in cibo. A questo è dovuta la frequenza dei pasti.
Un altro chiaro indizio del tipo d’alimentazione di un animale, è dato dalla lunghezza dell’intestino rapportata alle dimensioni dell’animale stesso; per esemplificare un erbivoro avrà in genere un intestino più lungo rispetto ad un carnivoro di pari lunghezza. Così il rapporto nel coniglio è 10:1, nel gatto 4:1 e nel cane, che ha attitudini alimentari intermedie, è 6:1. Queste dimensioni sono giustificate dalla necessità di prolungare la permanenza degli alimenti vegetali, di più difficile digestione rispetto a quelli di origine animale, a contatto con i succhi gastro intestinali per garantirne la corretta assimilazione.
Se quanto detto sin’ ora non fosse bastato, a ulteriore riprova del fatto che il gatto è un carnivoro stretto, la composizione dei succhi digestivi rivela una scarsissima produzione di tutti quegli enzimi che servono a digerire gli zuccheri; in particolare l’amilasi pancreatica, che serve a digerire l’amido, viene prodotta in quantità 20 volte minore rispetto al cane. Il fatto che l’intestino del gatto sia più corto, , non ne impedisce o limita la funzione che è efficacemente coadiuvata dall’imponente presenza di flora microbica la quale facilita la digestione dei grassi e delle proteine. Per concludere non dobbiamo considerare il gatto alla stregua di un piccolo cane, esso ha infatti esigenze alimentari specifiche che vanno soddisfatte per non incappare in seri guai.