Allattamento del gattino
Capita purtroppo, a volte anche in seguito a complicazioni durante il parto, che il gattino resti orfano: come prendersi cura in modo corretto del gattino neonato?
In primo luogo occorre sfatare un mito: non è vero che la madre, per innato spirito di abnegazione, si consumi pur di dare alla luce i propri figli. L’organismo utilizza i nutrienti in prima istanza per garantire la propria sopravvivenza e, solo se nutrito a sufficienza, affronta l’ulteriore dispendio in energia per impegnarsi in gravose imprese come quello della procreazione. E’ chiaro quindi che le carenze subite dalla gestante si ripercuotono, gioco forza, sulla prole.
Un’ altra considerazione da fare è quella riguardante lo stato di maturità dei neonati che, oltre che funzione della durata della gestazione, è dipendente anche dalle pressioni selettive ambientali; un cerbiatto sarà pronto a fuggire, anche se nato da poche ore, dopo essere stato portato in grembo per otto mesi, mentre un gattino, dopo soli 60 giorni sarà totalmente inerme: cieco e sordo.
Le fasi critiche durante la crescita di un cucciolo sono tre e tutte queste fasi sono accomunate dalla necessità di una particolare attenzione riguardo al capitolo dell’alimentazione dedicata.
primo momento critico
si ha subito dopo la nascita, con il passaggio dall’alimentazione materno fetale a quella autonoma, (prima i nutrienti venivano passati al feto tramite il circolo materno fetale, ora il cucciolo deve imparare ad assumere latte). In questa fase svolgono un ruolo fondamentale, per quel che riguarderà lo sviluppo futuro dei gattini, i tre fattori che seguono:
- stato di nutrizione e condizioni di salute della gestante
- carattere e comportamento della puerpera
- l’ ambiente che deve essere dedicato ad allattamento e svezzamento (igiene dei locali, temperatura, tasso di umidità, tranquillità, sicurezza, interazione sociale etc.).
L’ambiente in cui va posta la cuccia non deve essere umido (umidità relativa circa 50%). La temperatura della nursery durante la prima settimana di vita va regolata entro un range compreso fra i 24 ed i 27°C. La cuccia vera e propria, invece, deve avere una temperatura che va da 32 a 34°C; questa andrà abbassata in seconda settimana a 27-29°C per portarla in terza settimana a temperatura ambientale.
Secondo momento di criticità
è rappresentato dallo svezzamento, in cui dal latte, il cucciolo deve passare ad un’alimentazione solida o semisolida, costituita da varie fonti di nutrienti.
Terzo periodo critico
è quello che va dallo svezzamento al raggiungimento della pubertà, periodo nel quale si completa la crescita e la maturazione dell’apparato scheletrico. Capita purtroppo, a volte anche in seguito a complicazioni durante il parto, che i gattini restino orfani. Non necessariamente ciò implica la morte della madre. A volte, meno drammaticamente, essa può essere inabile all’allattamento o per motivi organici o per motivi caratteriali e comportamentali. Orfano può essere anche uno fra i vari gattini che la madre allontana ritenendolo poco vitale, magari anche solo per un suo calo temporaneo di temperatura che non necessariamente è indice di patologie irreversibili. Che fare in questi casi? E’ chiaro che il proprietario deve svolgere tutte le mansioni materne sostituendosi in toto alla madre assente, e garantendo al piccolo oltre che un’alimentazione corretta, anche un ambiente a lui adatto (dovrà anche occuparsi infatti dell’igiene e della stimolazione del cucciolo alle funzioni di defecazione e minzione).
Se il proprietario farà tutto per benino, le possibilità che il cucciolo sopravviva saranno altissime a patto che, e qui occorre il veterinario, sia la madre che il cucciolo siano (o fossero) in salute. Per l’alimentazione dei Dickensiani orfanelli possiamo optare o per un latte confezionato (KMR, Primolatte) che dovrà essere di ottima qualità, oppure possiamo optare per una formulazione casalinga di cui riportiamo una ricetta:
1. Latte scremato 70 gr
2. Ricotta 11 gr
3. Omogeneizzato di manzo 8 gr
4. Tuorlo d’uovo 3 gr
5. Olio di mais 3 gr
6. Lattosio in polvere 0.8 gr
7. Integratore polivitaminico-poliminerale 0.2 gr
Tutte le componenti vanno emulsionate in un frullatore e, prima di servire il latte questo va riscaldato in modo che il cucciolo lo assuma ad una temperatura prossima a quella corporea (38.5°C).Durante la prima settimana i gattini dovranno fare almeno quattro pasti al giorno ma se sono molto piccoli vanno allattati ogni 2-4 ore. Ogni poppata dovrà essere somministrata ad libitum, sarà il gattino stesso a farvi capire quando smettere, ma in generale la quantità giornaliera di latte sarà pari a 180 ml/kg di peso, (considerate che un gattino alla nascita pesa da 90 a 120 gr). Durante la seconda settimana la frequenza di somministrazione può essere diminuita anche se i quattro pasti al giorno vanno comunque garantiti. Il parametro da monitorare per assicurarvi dell’efficacia delle vostre cure è quello dell’incremento in peso del cucciolo che, come detto, va da 10 a 13 gr al giorno. Per agevolare la deglutizione i cuccioli vanno tenuti in posizione naturale, cioè a pancia in giù, a testa sollevata come se si allattassero dal capezzolo della mamma, ma ci sono anche dei ribelli che preferiscono star supini; in questo caso è bene che il flusso del latte dalla tettarella sia regolato goccia a goccia e non a getto. I piccolini devono poter succhiare sino a quando ne hanno a sufficienza, non si deve mai spremere il biberon per velocizzare il pasto perché parte del latte potrebbe finire nell’albero respiratorio con conseguenze fatali. Durante la poppata, o subito dopo, l’addome e l’area del culetto del cucciolo andranno massaggiati con un batuffolo di cotone, meglio se imbevuto in acqua tiepida, con lenti movimenti circolari in senso orario, per stimolare la defecazione e la minzione, cosa che normalmente la mamma farebbe con la lingua.
Nella videoteca e’ disponibile un eccellente filmato in lingua inglese, cui abbiamo allegato la traduzione, che chiarisce alcune delle manualità descritte nell’articolo.
Traduzione del filmato
Una delle esperienze più toccanti quando ci prendiamo cura dei gattini orfani è l’allattamento col biberon specialmente se avviene senza complicazioni. L’allattamento col biberon, per aver successo, richiede alcuni preparativi preliminari:
Primo step: pesate accuratamente il gattino prima di iniziare ad allattarlo, questo è un preliminare importante per evitare eccessi nella poppata che potrebbero provocare rigurgito, aspirazione del latte o anche diarrea se la quantità di latte superasse la capacità dello stomaco. Per contro una poppata insufficiente provocherebbe uno scarso accrescimento fattore di rischio per la sopravvivenza del gattino.
Secondo step: calcolare la capacità dello stomaco del gattino per determinare il suo fabbisogno calorico giornaliero. Per un calcolo preciso potete fare riferimento alla tabella visibile sul nostro sito all’indirizzo http://tinyurl.com/d38ngdb
Terzo step: preparate l’occorrente. Scegliete una tettarella che si adatti , per lunghezza, al gattino (max. 1.6 cm). Tettarelle più lunghe favorirebbero la pericolosa inspirazione del latte (potrebbero superare la glottide e far defluire il latte in trachea anziché’ nell’esofago). La punta della tettarella andrebbe perforata con una puntina metallica riscaldata oppure tagliata (ad X) con un paio di forbici. L’importante è riuscire ad ottenere flusso lento, goccia a goccia, quando il biberon viene premuto delicatamente. Evitate un foro troppo ampio che determinerebbe un getto eccessivo. Oltre alla bottiglietta del biberon munitevi anche di una siringa per poter misurare la giusta quantità di latte da somministrare. E’ sconsigliabile tentare di somministrare il latte direttamente con una siringa per il rischio di superare la velocità di deglutizione del gattino e favorire, nuovamente, l’inspirazione del latte. Tettarella e bottiglietta vanno lavate con sapone ed acqua calda dopo l’uso ed asciugate accuratamente.
Quarto step: preparare il latte. Seguite l’istruzione riportate sulla confezione. Di solito le formulazioni in polvere si diluiscono in rapporto 1:2 con acqua ma per le prime poppate potrebbe essere necessaria una diluizione leggermente maggiore con acqua o soluzione elettrolitica per neonati povera in zuccheri. Ciò aiuta il gattino ad abituarsi al latte artificiale. Il Latte va riscaldato (bagnomaria) a circa 38 gradi che corrispondono alla temperatura corporea di mamma gatta. Testate la temperatura ponendo una goccia sul vostro polso. Non superate la quantità predeterminata per la singola poppata anche se il gattino ne chiedesse di più .
Quinto step: assicuratevi che il gattino non sia ipotermico (freddo) prima di allattarlo. I gattini ipotermici sembrano più apatici e poco interessati alla poppata. Durante la poppata il gattino va tenuto in posizione sternale (prono, a pancia in giù, non è un bambino) con la testa sollevata ed estesa come farebbe nel corso di una poppata naturale. Evitate l’iperestensione del collo per evitare l’inspirazione del latte. Alcuni gattini preferiscono stare in posizione eretta mentre altri hanno bisogno di essere “infagottati” in una copertina da cui lasciano sporgere solo la testa..
Sesto step: ora arriva la parte divertente. Assicuratevi che la temperatura del latte sia corretta (provate con una goccia sul polso, se dovesse essere troppo caldo, attendete che si raffreddi ma non troppo perché’, se troppo freddo, il gattino potrebbe rifiutarlo) e che la tettarella sia aperta e lasci fluire il latte. Ponete qualche goccia sulla lingua del gattino, potrebbero essere richiesti più tentativi prima che il gattino mostri interesse, e lasciatelo succhiare senza premere eccessivamente la bottiglietta. Alcuni gattini potrebbero cercare di afferrare la tettarella con le zampine, perciò accompagnatene i movimenti per evitare che facciano cadere la bottiglietta.
Se dopo alcuni tentativi il gattino sembra non volerne sapere di tettare non forzatelo, attendete. Assicuratevi che la temperatura del gattino sia normale e che il latte non sia troppo caldo ed attendete 30-60 minuti prima di riprovare. Alcuni gattini possono semplicemente decidere di saltare un pasto, ciò è perfettamente normale ma non deve diventare un fatto ricorrente. Se invece il rifiuto del pasto persiste, contattate il veterinario per escludere la presenza di patologie in atto. Dopo ogni poppata dovreste stimolare il gattino ad urinare e defecare fino a quando non sia in grado a farlo da se’.
Settimo step: tutta l’attrezzatura va pulita accuratamente dopo ogni poppata usando acqua calda e sapone, poi a accuratamente asciugata. L’eventuale latte avanzato, già ricostituito, va conservato in frigo, per non più di 24 hrs, per evitare che si deteriori ed in esso sviluppino batteri e muffe.